DUE LIBRI DI POESIE E DUE POETI OLANDESI ALLA LIBRERIA MONDADORI DI PESCARA

Due importanti poeti olandesi, abbastanza noti anche in Italia, Willem van Toorn e Ineke Holzhous, autori rispettivamente di La camera dei ragazzi Controluce, entrambi pubblicati da Di Felice Edizioni, sono in tour in Abruzzo per presentare le loro opere. A proposito dell’assai coinvolgente libro di van Toorn, che si muove tra grande storia e vicende individuali, con un verso lungo, che si avvicina molto alla prosa – non ha scritto Montale che un verso che sia anche prosa è il sogno di ogni poeta da Browning in poi? – è molto facile pensare a T.S.Eliot: Home is where we started from (La casa è da dove siamo partiti). Ed è anche il luogo nel quale assai frequentemente torniamo, almeno con la nostra memoria, perché è da lì, come accade in questo libro di Willem van Toorn, che tutto nasce, che tutto si genera, almeno in embrione, nella mente di una persona, in questo caso nella mente di W. Come non pensare anche – e non solo nel richiamo del titolo – alla celebre raccolta di poesie di Attilio Bertolucci, La camera da letto, un poeta, Bertolucci, anche lui molto legato al racconto poetico. Io devo ringraziare Willem, che ho conosciuto molti anni fa a un evento che si chiamava Moto perpetuo, organizzato da Daniele Cavicchia e da Pasqualino Del Cimmuto a Pescocostanzo, perché mi ha fatto rivivere, anche a livello personale e professionale, momenti molto significativi della mia vita in giro per il mondo. Cito solo due esempi: uno legato a Praga, alla rivoluzione del ’68 e l’altro a Budapest, alla fallita rivoluzione del ‘56. Durante l’ammutolito viaggio di ritorno, – scrive a pag.66 – W. sa che mai vorrà / Vivere sotto il regime che apostrofa i suoi cittadini con l’imperativo Devi. / È quella condizione che, un anno più tardi, lo rende curioso/ Della vita di persone che si sono liberate da poco del Devi. / Nell’agosto del 1968 va con la donna dal cuore bambino e le loro Figliolette in Cecoslovacchia, dove Dubček è appena diventato / primo Segretario e ha ripristinato un certo numero di libertà civili. / Alla ricerca di campeggi (ecc.) Anche Eco, in quei giorni dell’invasione da parte dei russi, era di passaggio per Praga (è da lì che incomincia Il nome della rosa, ma quella frase sui carri armati sovietici fu tagliata dalla prima traduzione in lingua ceca dell’85.
Pag. 49.
Radio e Sigarette. L’amata ora lontana. Nella sua stanza sobria
al margine del bosco nella notte, il latrare delle volpi
in lontananza, voci rotte dal gracchiare
dal collegamento difettoso rimenano in bocca l’amaro gusto
della guerra. Ungheria. Ottobre 1956. Studenti
manifestano solidali con la rivolta repressa nel sangue>
contro lo stato marxista in Poznan, Polonia.
Notte dopo notte ascolta gli sviluppi: il sostegno dei
Diecimila sulle strade di Budapest, in marcia (…)
E poi una visita (forse senza il successo sperato) di poeti al Parlamento di Strasburgo.
Scrive van Thorn con rammarico: Era lì che dovevamo ricercare / cosa poesia e politica davvero potevano fare, come / la lingua poteva avere voce nella vita d’ogni giorno.
Un libro da leggere, non solo gustare per il valore della poesia, ma anche per rinverdire i fatti della storia e momenti importanti vissuti e rivissuti da tutti noi.
Anche la ricca raccolta di Ineke Holzhaus, apparentemente molto diversa da quella del marito, in cui la liricità prevale sulla narrazione, ha molto da dirci. Come ha giustamente scritto Patrizia Filia, che ha tradotto, per la Di Felice Edizioni, entrambi i volumi, “la poetica di Ineke Holzhaus è estremamente sensitiva, sono i suoi sensi a comporre, soprattutto il senso della vista, ma anche quello particolare della memoria che mesce presente e passato. È una voce intima e nel contempo compartecipe a quanto fuori accade o accadde, testimoniandolo.” Anche Ineke, come del resto, Willem, strizza spesso l’occhio al nostro paese, dove sono quasi di casa,  e ai suoi paesaggi, come nel componimento Puglia: “Preistorica la divinità di questo paesaggio / creò per la pelle ocra di una pigra leonessa / le sue spalle sollevate su fianchi snelli / grano rasato nelle sue spighe nascoste accanto a / tracce di trattori e noi sulla strada lungo rosse ginestre. […]
Se compito di uno scrittore, e dunque anche di un poeta, è quello di farci vedere e di farci sentire, quello che lo scrittore vede e sente, credo che questi splendidi componimenti di Ineke abbiano perfettamente raggiunto il loro scopo.
Sono questi solo alcuni spunti di conversazione che svilupperemo con i due poeti giovedì sera, alle ore 18.00 alla Mondadori di Pescara nel corso di un incontro organizzato dalla Casa della poesia in Abruzzo – Gabriele d’Annunzio e dalla Di Felice Edizioni, con la partecipazione di Valeria Di Felice, responsabile della casa editrice, e dell’autore di questa nota.

Dante Marianacci